Daniela Di Bartolo: la natura è donna, e pure la consapevolezza

Intervista di Simona Pace

Daniela mi affascina tantissimo. Ho iniziato a seguirla nelle sue passeggiate organizzate per iniziare a comprendere qualcosa in più sull’uso delle erbe spontanee. Quelle passeggiate di gruppo sono diventate nel tempo le nostre passeggiate, una parentesi nel mondo per confrontarci su tantissime tematiche, da quelle pratiche a quelle più prettamente filosofiche o politiche nel vero senso di questo termine, ossia fare il bene della comunità. Quando passo del tempo con lei mi ricarico e torno a casa davvero con un bagaglio in più. Raccoglitrice, autoproduttrice, ricercatrice etnobotanica, operatrice Reiki, insegna e guida le persone attraverso la natura. Su Alchimie selvatiche – Di erbe selvatiche e della cura del sé scrive del suo mondo e parla di una società donna e del necessario ritorno al sentire femminile, sempre se la nostra intenzione è salvarci.

Sono Daniela Di Bartolo e… Come ti definiresti?

Sono una creatura del pianeta, non so dire altro. Chi sono, chi sono, chi lo sa. Sono una felice creatura che vive in armonia con il pianeta, si vede anche dalle mie foto, chi mi conosce sa che mi illumino in natura e mi spengo in un ambiente chiuso soprattutto se brutto. Sono felice di essere riuscita ad arrivare nella mia casa a Raiano prima del lockdown, questa è la mia grotta e mi sento protetta. Sono una persona che cerca di andare non so bene dove, ma ho capito che i passi che ho fatto fino ad ora sono quelli che dovevo fare senza compromessi, senza paure. Sono una donna felice che vive nella natura e che conosce la natura.

Qual è il tuo “sapere”?

I primi incontri che facevo s’intitolavano “Guarda che vedi” perché la gente solitamente non guarda. Quando i bambini si fermano ad osservare un fiore, la mamma puntalmente dice “metti via che c’è l’apina”, c’è l’apina, c’è l’apina e si fa una gran confusione e si scappa via. Io cerco di far capire alla gente che se voglio cogliere quel fiore l’ape si scansa. Io sono sempre in mezzo alla natura, l’apina non mi ha mai punta. Anche con i serpenti, non mi è mai successo nulla, aspetto i loro tempi e non appena si spostano passo. Riporto la gente a guardare quello che è. Nessuno sa che i fiori di zucchine profumano, perché non li hanno mai odorati. Profumano di miele. Le api estraggono questo aroma, che senti nel miele e nei luoghi intorno a noi. E’ fantastico. Sto cercando di catturare questi profumi. C’è un sacco di gente che pensa che io sia squilibrata, ma fatti loro, non sanno cosa si perdono. C’è tanta tristezza intorno, ma in questo periodo ho capito che non posso aiutare tutti, ci vuole la volontà, costanza.

Quindi accompagni le persone a ritornare ai rimi naturali, a sintonizzarsi di nuovo per ritrovare la felicità?

Si. Questo stress è stranissimo. Nella vita normale si è sempre in ritardo. C’è quella canzone dei Cccp, fa una cosa tipo “cammina, produci, corri”… le persone non si godono neanche la casa, spesso anonima. Ci sono tante vie per raggiungere l’essenziale.

E il periodo di emergenza Covid?

Potevamo ripartire bene, ma ho già visto come ci sia un gran da fare nella diffusione del monouso, tutto in plastica, che avremmo dovuto ridurre entro il 2021. Sono disperata per questo, ma soddisfatta per quello che faccio. Quando raccolgo un sacco di immondizia (che non finisce mai) il mio sacchetto raccolto mi da la serenità di andare avanti. Non è il mio lavoro, ma è il lavoro di tutti noi e nessuno dovrebbe buttare rifiuti in giro.

Le erbe, le conosci da sempre: come nasce questa relazione?

Anch’io ho girato l’Europa e vissuto in diverse città, questo mi ha dato una grande apertura, ma molto presto ho deciso di cambiare vita. Quando ero piccola con la mia mamma andavo a prendere le erbette e già amavo l’amaro della cicoria. Poi si sa come va, si studia, ti perdi e da questi sogni ti stacchi. Oggi vado ancora con mia madre a cogliere le erbette e gliele cucino, a mio padre preparo il pane. Sono tornata qui a Raiano e sono nella casa dell mia nonna paterna.

Prima ti muovevi come una trottola, ora hai deciso di essere più stabile ed hai messo in piedi un bel progetto, racconta.

Per me non è mai un peso avere persone accanto, in realtà sono sempre sola nei miei vagabondaggi, ma siccome me lo avevano chiesto in tanti, ho deciso che uno o due persone possono venire da me e soggiornare qualche giorno. Si chiama “Vieni da me”. La persona che arriva (quasi sempre tutte donne, raramente c’è un uomo) trascorre del tempo con me dalla mattina alla sera in natura, raccogliendo e preparando cose con il raccolto. Per ogni momento c’è un lavoretto da fare, in ogni epoca un procedimento da svolgere.

E poi c’è Officine sperimentali, come è nata l’idea?

Non è nata improvvisamente, è un processo che ora è arrivano ad un punto, questo periodo mi ha dato la conferma che ogni cosa che ho fatto non potevo farla diversamente. Officine parte da un lungo cammino. Dai miei 12 anni in Cilento dove facevamo corsi creando una piccola comunità. In Abruzzo non avevo gli spazi, li avevo trovati in Umbria, questa cosa presumeva il mio soggiorno a lungo fuori e io volevo stare qui. L’estate scorsa mi sono mossa tantissimo e stancata. Così ho iniziato a riflettere su come creare la stessa cosa qui, ho contattato diverse amiche, ognuna con il proprio sapere da tramandare. Sono tante, arrivano da tutte le regioni d’Italia e altre nazioni, siamo 30 in tutto. In Umbria salta tutto e miracolosamente trovo qui un luogo in cui le persone possono anche dormire. Ho incentrato tutto sulla donna perché è la donna che ha la cura. Anche in questo periodo di “chiusura” sono state loro che hanno mantenuto la cura. Immagino che drammi possano esserci stati nelle case con persone che non si conoscono e costrette a stare in casa insieme. Ho chiamato queste donne e abbiamo messo su un programma incredibile che doveva partire il 2 maggio ma partirà il prossimo anno. E’ un passaggio di saperi, quello che si è perso tra madre e figlia noi lo vogliamo riattivare.

Il tuo è uno stile di vita votato alla sostenibilità e all’autoproduzione, è una scelta percorribile oggi?

Si solitamente si, altrimenti baratto e acquisto anche qualcosa. Ecco i libri li acquisto, ma sono molto ponderata nel farlo, se decido che una cosa mi serve la scelgo, voglio sapere molte cose e spesso i commercianti si scocciano.

Si può riuscire a fare in modo che le persone diventino più sensibili alla natura e a se stesse?

Non lo so, sarebbe auspicabile, ma se non cambiano i paradigmi sarà difficile perché se vivi in una casa dove il convivente, ad esempio, è incanalato in un’altra direzione… bisogna essere tenaci nella propria scelta. Ed è necessario includere i bimbi in questo discorso.

L’uomo in tutto questo che ruolo ha?

E’ una bella domanda ed è giusto farla perché può sembrare che non vogliamo gli uomini sulla Terra invece no, sono legata a Werner da 30 anni e siamo molto in sintonia. Lui però ha molta cura, nasce restauratore, e tratta bene tutto. Ma secondo me resta la donna quella che detta i ritmi, l’ha sempre fatto.

di Simona Pace
fonte: http://www.yogandsoul.it/lintervista/daniela-di-bartolo-la-natura-e-donna-e-pure-la-consapevolezza/